Probabili Errori nelle Etimologie

di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri

Le Etimologie in The Lost Road pp. 347-400 (paginazione come nella prima edizione) sono la principale fonte del vocabolario Elfico. Comunque, il supremo esperto d'Elfico era morto da anni quando Etim fu preparato per la pubblicazione, ed alcuni errori sembrano essersi insinuati nella trascrizione del suo originale manoscritto. Si sta parlando qui di veri errori, vale a dire travisamenti ed errori di stampa, contrapposti alle revisioni e modifiche posteriori operate da Tolkien stesso (inclusa la revisione totale della storia del linguaggio a sonorità Gallese: repentinamente il "Noldorin" volse in Sindarin).
          La puntualizzazione di alcuni probabili errori nelle Etimologie pubblicate in LR non implica neanche per idea che Christopher Tolkien abbia compiuto un lavoro sciatto quando preparò Etim per la pubblicazione. Dalle sue notes è chiaro che Etim è un documento difficilissimo, in inchiostro sbiadito e con strati su strati di revisioni e aggiunte, e sovente affatto confuso dalla partenza. Si dovrebbe anche rammentare che mentre JRRT talvolta produsse calligrafie meravigliose, la sua rapida manoscrittura era sovente per nulla calligrafica; taluni esempi pubblicati possono essere solo denominati uno sgorbio. Tutti gli amanti dei linguaggi di Tolkien dovrebbero essere eternamente grati a Christopher Tolkien per aver intrapreso quello che deve essere stato un lungo, difficoltoso e ttedioso lavoro di trascrizione [noi italofoni gli siamo anche "grati" di aver sospeso a tempo indeterminato i diritti di traduzione della HoME, N.d.T.]: dove saremmo stati senza le Etimologie? È esattamente perché Christopher Tolkien ci ha locupletati di siffatto materiale che siamo in grado di compilare le regole generali per le mutazioni foniche etc. e classificare le poche forme anomale. Quel che segue può sembrare una lunga lista, ma i probabili errori sono effettivamente pochissimi comparati al numero totale di vocaboli.

[AGGIORNAMENTO, autunno 2004: dacché in origine scrissi quest'articolo alcuni anni fa, Carl F. Hostetter e Patrick H. Wynne hanno esaminate fotocopie delle Etimologie di Tolkien manoscritte. I loro ritrovamenti furono pubblicati in Vinyar Tengwar #45 e #46, nell'articolo in due parti Addenda and Corrigenda to the Etymologies. Nel loro articolo, la maggior parte dei verosimili travisamenti ai quali io ed altri abbiamo posto attenzione sono state confermate come erronee. In basso ho aggiunto, tra parentesi, alcuni dei risultati dello studio Hostetter/Wynne.]

1: Problemi con n

La lettera n è coinvolta in moltissimi dei probabili travisamenti, o essendo introdotta per travisamento ove Tolkien effettivamente intendeva un'altra lettera, o essendo malinterpretata essa stessa (come r, ri oppure u), od - in uno o due casi - essendo omessa del tutto. Sembra che la manoscrittura di Tolkien fosse specialmente difficoltosa ed ambigua su questo punto.

Il Quenya nyano "topo" dal primitivo nyadrô (tema NYAD) è certamente un travisamento per *nyaro; comparare l'affine "Noldorin"/Sindarin nâr. È vero che l'iniziale primitiva D può talvolta produrre il Quenya n per assimilazione ad una n occorsa posteriormente nel vocabolo (vedere WJ:414), ma la d di nyadrô non è iniziale, non vi sono n posteriori nel termine, e pure se l'iniziale n fosse causa che d divenga n, una forma intermedia *nyanrô avrebbe probabilmente prodotto il Quenya *nyarro o *nyarno piuttosto che nyano.

[Hostetter & Wynne pensano che la lezione desiderata nel manoscritto sia nyarro con una doppia rr (VT46:7). Questo potrebbe anche essere suggerito dalla primitiva forma nyadrô "roditore", la post-vocalica d divenendo regolarmente r in Quenya.]

Altro caso di confusione n/r è ontani "gernitori" come pl. comune del Quenya ontaro, ontare "che genera", maschile e femminile (ONO). Come suggerito dalle forme singolari e come confermato da SD:73, dovrebbe leggersi ontari. Ma SD e l'edizione pubblicata di SdA suggeriscono anche che Tolkien scartò questo vocabolo e decise che il termine Quenya per "genitori" doveva essere invece nostari (sg. *nostar; forme di genere specifico *nostaro m. e *nostarë f.)

[Secondo Hostetter & Wynne, il vocabolo che Christopher Tolkien legge ontani è effettivamente ontaru (VT46:7). Questa sarebbe una forma dual in -u, denotante due genitori considerati come una coppia naturale.]

Sotto la radice KHOR è elencato un verbo Sindarin hoeno- od heno- "iniziare improvvisamente". Dovrebbe certamente essere *hoerio, *herio; ri è stato travisato come n. La R finale del tema con ogni possibilità non potrebbe dare n in Sindarin, e molti verbi Sindarin terminano in -io.

[Come l'infinito dei verbi con radice in A- in -ia, vale a dire. Hostetter & Wynne ammettono che la lezione corretta sia hoerio, herio: VT45:22.]

Altro caso di n per ri è il verbo Sindarin glin- "cantare"; la forma della radice GLIR rende virtualmente certo che questo sia un travisamento per *gliri. In Etim, molti verbi Sindarin hanno infiniti in -i; comparare giri "tremare" da GIR.

[Hostetter & Wynne confermamo che la lezione corretta è gliri, VT45:15.]

Il vocabolo Sindarin egledhriur "esiliati" sotto , TA3 dovrebbe probabilmente essere invece *egledhruin.

[Hostetter & Wynne preferiscono la lezione egledhrim, VT46:16. Ma *egledhruin, tardo *egledhryn, sarebbe anche una possibile forma plurale di egledhron "esiliato", la forma data alla voce LED. Egledhrim sarebbe d'altra parte un cosiddetto "plurale di classe" in -rim.]

Sotto YA, si legge: " 'vecchio' (decrepito, consunto) di oggetti è gem [GENG-WÂ]. Vedere GYER." Come si vede, Tolkien stesso incluse un riferimento a GYER, mentre Christopher Tolkien impropriamente (sebbene con buone intenzioni!) aggiunse un riferimento a GENG-WÂ tra parentesi. Certo, vi è realmente un termine gem elencato sotto GENG-WÂ, ma non significa "vecchio" con riferimento a oggetti - significa "cagionevole" e può ovviamente applicarsi soltanto ad esseri viventi. Come si è visto, Tolkien stesso aggiunse un riferimento a GYER, non GENG-WÂ - e sotto GYER si trova il vocabolo gern "consunto, vecchio (di oggetti)". Così per tagliare corto una storia che parte per divenire troppo lunga: il vocabolo gem alla voce YA è un travisamento per gern. Avendo travisato tale termine, Christopher Tolkien naturalmente pensò che fosse connesso all'effettivo vocabolo gem che si trova sotto GENG-WÂ, ma i termini gem e gern non significano affatto lo stesso.

[Hostetter & Wynne concordano che alla voce YA, il vocabolo per "vecchio" sia gern piuttosto che gem: VT46:22.]

Il vocabolo Sindarin damna- "martellare" sotto NDAM dovrebbe forse essere *damma; cfr. il passato dammint.

[Hostetter & Wynne concordano che si dovrebbe "forse leggere" damma- qui, e suggeriscono anche che il passato dammint dovrebbe essere dammant, la qual forma s'attaglierebbe molto meglio ai modelli altrove osservati. - VT45:37.]

Similmente, il Sindarin tamno- "picchiare" da TAM dovrebbe evidentemente leggersi *tammo-; la forma primitiva è data come *tambâ-, e la b non può divenire n in Sindarin. (La forma primitiva di *damma- similmente deve essere stata *ndamba-, così come l'affine Quenya è namba-.)

[Hostetter & Wynne ritengono che tammo sia corretto, VT46:17.]

Il Sindarin Dadhrin "Nandor" sotto NDAN deve probabilmente leggersi *Dadhrim, dato che -rim è una desinenza usata nei nomi di persona; vedere RIM.

[Hostetter & Wynne non fanno commenti.]

Sotto il tema AM1 il plurale dell'Ilkorin aman "madre" è dato come emuin. Questo dovrebbe indubitabilmente leggersi *emnin, data la forma singolare. Comparare l'Ilkorin boron "uomo", pl. burnin - non **buruin (BOR). Le n di Tolkien sono spesso tutte troppo simili alle sue u; comparare Letters:279, ove il termine nin dell'invocazione a tiro nin (si trova in SdA) è erroneamente trascritto niu.

[Hostetter & Wynne convengono che emnin sia corretto, VT45:5.]

Un caso simile è il Sindarin moru "nero" sotto MOR. Dovrebbe essere stato morn come in Letters:382 e 427; cfr. anche mornedhel "Scuro-elfo" (morn + edhel) in WJ:377.

[Hostetter & Wynne concordano: VT45:35.]

Un altro caso è il Quenya leuka- "allentare, allascare" da LEK "allentare, rendere lasco, rilasciare"; leggere *lenka-. I verbi Quenya sovente mostrano infissione nasale, comparare panta- "dispiegare" dalla radice PAT, ma l'infissione di u- comportò che derivare leuka- da LEK fosse senza precedenti. Fortunatamente, un verbo alternativo lehta- del medesimo significato è elencato sotto LEK, così gli scrittori possono utilizzare tale termine ed ignorare leuka- del tutto. (Secondo una nota a pié pagina in SdA Appendice E, il Quenya leuca indica "serpe".)

[Hostetter & Wynne convengono che lenka sia la lezione corretta: VT45:27.]

Il Sindarin hamnia "vestire" sotto KHAP dovrebbe evidentemente essere *hamma-, una m essendo travisata ni. Comparare hammad "vestiario", che è elementarmente il corrispondente sostantivo verbale.

[Hostetter & Wynne concordano: VT45:21.]

Sotto BOR si trova un vocabolo Quenya vorogandele "arpeggiare su una melodia", ma il Quenya non permette la g in tal posizione; questa consonante ha corso solamente nella combinazione ng, od ñg in conformità con la compitazione usata in Etim. Il vocabolo dovrebbe evidentemente leggersi *voroñgandele; comparare il tema ÑGAN ed i vocaboli derivati da esso.

[Hostetter & Wynne concordano: VT45:7.]

Un altro possible caso di una nasale smarrita può essere il Quenya makar "commerciante" (MBAKH); dato il verbo manka- "commerciare" ed il sostantivo mankale "commercio" ci si domanda se makar non dovrebbe leggersi *mankar. In SdA, macar (makar) significa "spadaccino" (come in Menelmacar *"Spadaccino del Cielo", Orione - vedere la prima nota a piè pagina nell'Appendice E).

[Hostetter & Wynne commentano la voce MBAKH ma non presentano correzioni a makar: VT45:33.]

2. Miscellanea

Il Sindarin rhinn "circolare" sotto RIN dovrebbe probabilmente essere stato *rhenn se affine del Quenya rinda (primitivo *rindâ, non dato; in Sindarin, la â causerebbe alla vocale del tema i di divenire e per umlaut prima che la vocale finale fosse perduta). forse l'editore confuse *rhenn con rhinn "circolo", data alla medesima voce?

[Hostetter & Wynne concordano: VT45:11.]

La forma Duveledh *"Elfo Scuro" (e non il plurale "Elfi Scuri", come una troppo letterale interpretazione dell'enunciazione alla voce MOR indicherebbe) dovrebbe indubbiamente leggersi *Dureledh: una delle r di Tolkien era troppo simile ad una v per il suo bene. (Comparare duredhel sotto DO3/; cfr. anche Barad-Dûr, non *Barad-Dûv, per "Torre Oscura".) Ma in WJ:377, in un documento di trent'anni più giovane delle Etymologies, il vocabolo Sindarin per "Elfo Scuro" è dato come Mornedhel, così Duveledh/*Dureledh/duredhel può essere ignorato del tutto.

[Hostetter & Wynne non hanno nulla da dire circa la lezione Duveledh sebbene commentino alla voce MOR, VT45:35.]

La forma Antico Sindarin ("AN") peleki "campo cintato" dovrebbe certamente essere *pelehi. La radice è PEL(ES), e mentre la S è in taluni casi lenita in h in Sindarin, nn vi sono (altri) casi noti di s che diviene k. Né un tale sviluppo è fonologicamente probabile.

Un caso simile, ma con un differente travisamento, è khelelia come una tarda forma dell'Antico Sindarin khelesa "vetro" (KHYEL(ES)). Khelelia dovrebbe leggersi *kheleha.

[Hostetter & Wynne concordano in ambo i cases: VT46:8, VT45:23.]

Il Sindarin rhaes "corno" (RAS) deve essere un travisamento per *rhass. Comparare la forma -ras in nomi come Caradhras e l'affine Quenya rassë.

[Hostetter & Wynne pensano che si dovrebbe "probabilmente leggere" rhas piuttosto che rhaes: VT45:11. Rhas e rhass sarebbero la medesima parola, dacché Tolkien non è coerente nel suo trattamento ortografico del finale -s(s); vedere l'articolo separato.]

Il Quenya raime "caccia" dovrebbe evidentemente leggersi *roime, il tema essendo ROY e l'altro derivato Quenya essendo roita- "perseguire" - non **raita.

[Hostetter & Wynne concordano: VT45:12.]

Sotto GIL si ha l'impressione che geil sia il plurale di un sostantivo Sindarin gîl "stella"; secondo tutto ciò che si pensa di sapere sul Sindarin, gîl deve essere plurale "stelle" e geil la forma singolare "stella" (sebbene piuttosto gail in Sindarin in stile SdA; questa era anche stata la forma del vocabolo nella primeva lingua "Gnomica" di Tolkien).

[Hostetter & Wynne concordano che geil sia singolare e gîl plurale, non viceversa: VT45:15.]

Il Quenya helk "glaciale" (KHEL, KHELEK) è effettivamente un vocabolo Quenya impossibile; l'Alto-Elfico a stento permette gruppi finali consonantici al postutto, e certamente non lk. Leggere helka, come in LT1:254 e l'Appendice del Silmarillion.

[Hostetter & Wynne concordano: VT45:21.]

Il verbo Sindarin gwedi "legare", derivato dalla radice WED, dovrebbe evidentemente essere *gwedhi. Seguendo una vocale, la primitiva *D diviene dh (ð) in Sindarin: comparare il passato gweðant. Un ð (dh) è stato travisato come una d, a meno che Tolkien stesso abbia errato l'ortografia del vocabolo.

[Nel suo articolo The Past-Tense Verb in the Noldorin of the Etymologies, Hostetter afferma sia che l'infinito gwedi ed il pa. gweðant "sono scritti assai chiaramente come tali nel manoscritto". Se così, questa è verosimilmente una svista di Tolkien stesso; è assai difficoltoso comprendere perché volesse introdurre una tale irregolarità fonologica all'infinito ma non al passato.]

Sotto KHAL, è elencato un vocabolo Sindarin orchel "superiore, elevato, eminente"; in una nota, Christopher Tolkien ammette che la e è incerta. La radice KHAL suggerisce e WJ:305 conferma che dovrebbe leggersi orchal.

[Hostetter & Wynne convengono che "può essere possibile" (VT45:20) leggere orchal invece di orchel, e principi generali favoriscono fortemente tale lezione.]

Un altro caso di e per a può essere sogennen come participio passato Sindarin sogo- "bere" (SUK); altri esempi di participi Sindarin puntano piuttosto a sogannen. (Cfr. mae govannen, non *mae govennen, per "benincontrato" in SdA.)

[Hostetter & Wynne non fanno commenti.]

Il Quenya tolle come la forma plurale di tol "isola" (TOL2) dovrebbe probabilmente leggersi tolli, come in LT1:269. I sostantivi Quenya non hanno plurali in -e.

[Hostetter & Wynne concordano: VT46:19.]

Sotto ÑOL, è dato un vocabolo Quenya holme "odore". Dovrebbe leggersi *ñolme? Non si hanno altri esempi di iniziali Ñ in Quenya Primordiale (all'opposto di ÑG), così non si può essere sicuri di come sviluppò in lingue Elfiche posteriori. Emendare holme in *ñolme produrrebbe un conflitto con un tardo vocabolo per "scienza" dato in PM:360, but ciò non è conclusivo (al meglio suggerisce che può essere pratico accettare holme così com'è). Accetterei holme a meno che vi siano prove che è errato, ma sarebbe grazioso avere la questione sistemata.

[Secondo Hostetter & Wynne, "l'iniziale h del Q... holme fu susseugentemente depennata", VT46:6. Tolkien stesso non era apparentemente certo di cosa ne fu dell'iniziale Ñ in Quenya: divenne h- o sparì del tutto? la lezione olme sembrerebbe essere la forma che si dovrebbe adottare.]

3: Che lingua è?

Sotto NAR1 il vocabolo Sindarin ("N") per "sole" è dato come Anar, ma questo effettivamente è Quenya; la forma Sindarin è Anor come sotto ANÁR. Comparare nomi come Minas Anor in SdA.

[Hostetter & Wynne confermano la forma "N" Anar qui, VT45:36, così l'errore - almeno relativo alle implicazioni di SdA - è proprio di Tolkien.]

sotto KAL i nomi Kalamor e forse anche Kalamando sono elencati come Sindarin ("N"), ma questo è ovviamente Quenya. (In Sindarin, la m che segue una vocale sarebbe lenita in v.)

[Secondo Hostetter & Wynne, non v'è realmente alcuna "N" prima di tali vocaboli nel manoscritto di Tolkien; sembrerebbe un'aggiunta editoriale impropria. -VT45:18.]

Il verbo helta- "spogliare" sembrerebbe Sindarin secondo l'enunciazione alla voce SKEL, ma in Sindarin t diviene th seguendo l. O helta- è Quenya oppure la forma deve presumersi essere un travisamento per il Sindarin *heltha-, probabilmente il primo. Tolkien semplicemente mancò di porre una "Q" prima di tale verbo; l'editore probabilmente non è da biasimarsi in tal caso.

[O forse lo fu dopo tutto; secondo Hostetter & Wynne, la lezione del manoscritto è invero heltha, l'attesa forma Sindarin/"Noldorin". -VT46:14.]

Sotto YUL, i vocaboli iolf "marchio" ed iûl "braci" son detti essere "AN", Antico Noldorin (leggi: Antico Sindarin). Dovrebbero probabilmente essere stati "N"; i termini sembrano in normale "Noldorin".

[Hostetter & Wynne confermano che il manoscritto recita "AN", ma concordano che "AN" è qui "apparentelmente una svista per N", VT46:23.]

4: Che significa?

Sotto PHI è dato un vocabolo Quenya fion pl. fiondi oppure fioni; la sua glossa "sfortunatamente non era leggibile con certezza; l'interpretazione più verosimile sarebbe 'haste' ["fretta", N.d.T.], but 'hawk' ["falco", N.d.T.] è una possibilità". Siccome "fretta" non avrebbe forma plurale, si deve in definitiva essere per "falco". In aggiunra, un vocabolo affatto differente per "fretta" è elencato sotto GOR.

[Hostetter & Wynne concorrono a sostenere che "la lezione 'falco' appare più verosimile", VT46:9.]

Sotto KHOR, il Quenya hórea è glossato "impulso". In conformità con quanto si pensa di sapere sulla formazione dei vocaboli Quenya, il senso dovrebbe essere invece "impulsivo"; il termine sembra essere un aggettivo derivato dal sostantivo hóre "impulso".

[Hostetter & Wynne concordano, VT45:22.]

Il significato della radice KHUG (vedere KHUGAN) è dato come "latrato, ululato". Alcune edizioni di The Lost Road riportano "bar" per "bark" ["ululato", N.d.T.], ovviamente un errore di stampa.

Sotto la radice YUK "impiegare, usare" è dato un verbo Sindarin iuitho; la sua glossa era pressoché illegibile, ma Christopher Tolkien suggerì "enjoy" ["provar piacere", N.d.T.]. Dato il significato del tema, "employ" ["impiegare", N.d.T.] sembra un'interpretazione più verosimile. D'altra parte, sembra strano che tale lezione all'apparenza "ovvia" non sia sovvenuta all'editore stesso, così forse lo sgorbio in questione somigliava realmentepiù ad "enjoy" che non "employ". Non si può sapere. Un'edizione facsimile delle Etimologie sarebbe in definitiva d'interesse agli studiosi seri dei linguaggi di Tolkien.

[Hostetter & Wynne convengono che "employ" è forse la miglior lezione, VT46:23. Essi presentano facsimili di 3 pagine manoscritte nel loro articolo in due parti; per altri versi si deve tuttora dipendere dalle lezioni loro e di Christopher Tolkien. Il loro articolo Addenda and Corrigenda to the Etymologies suggerisce molte più correzioni di quelle qui poste. Per quanto concerne il Quenya, molte di queste correzioni ed aggiunte possono trovarsi negli Elenchi di termini Quenya offerti su questo sito; cercare i riferimenti "VT45" e "VT46".]

Ardalambion lte più correzioni di quelle qui poste. Per quanto concerne il Quenya, molte di queste correzioni ed aggiunte possono trovarsi negli Elenchi di termini Quenya offerti su questo sito; cercare i riferimenti "VT45" e "VT46".]

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